Nessun profumo vale l'odore di quel fuoco

3° chiaccherata con Enzo Bianchi – “Fratelli Tutti” Chiamati ad un cambiamento

“Fratelli tutti” chiamanti ad un cambiamento 

Carissimo/a,
Di seguito trovi la traccia per il terzo incontro con Enzo Bianchi.
Ti lasciamo una riflessione, le domande che introdurranno la chiacchierata di domani, martedì e le letture della terza domenica di Avvento.
Enzo ci aiuterà a rileggere la Parola e ci offrirà alcuni spunti sui quali lavorare personalmente, alla luce di una realtà personale e sociale completamente modificata.

Nel porci in relazione con gli altri, la pandemia ha evidenziato le distorsioni dei nostri rapporti sociali. Ormai è da tempo che si assiste al logoramento del rapporto con la società civile, la pandemia ha enormemente accelerato questo distacco e lo ha messo in luce in modo netto.
Si tratterebbe di individuare ora il nostro ruolo se crediamo ancora che questo possa essere utile a esercitare quel binomio che si chiama bene comune.

Il dialogo tra culture si vive ponendosi obiettivi comuni e lottando per realizzarli: questo fa emergere il lato umano delle relazioni. Il confronto può funzionare solo attraverso un ascolto attivo: per riuscire a imparare qualcosa di noi stessi che non conoscevamo, per correggere l’immagine che ci eravamo fatti dell’altro e allargare la nostra prospettiva sul mondo. Ritornare a noi dopo essere passati attraverso la prospettiva dell’altro, rappresenta un movimento che arricchisce e libera. Se non c’è ascolto e non si è disposti a rivedere la propria posizione, non ci può essere comunicazione né tantomeno possibilità di risolvere i conflitti.

Ecco allora che la comunicazione interculturale si configura come strumento di relazione imprescindibile nel dialogo con qualsiasi tipologia di alterità.
Se non avessimo mai fatto esperienza prima, in questo periodo di pandemia siamo stati messi a contatto quotidianamente con le disuguaglianze. Si sono moltiplicate e sovrapposte nelle nostre menti immagini di persone, conoscenti, amici, parenti che perdevano il lavoro, che hanno iniziato a richiedere un sostegno sociale, che hanno richiesto sostegno agli anziani riabilitando il loro ruolo sociale e familiare. E l’umanità sta riscoprendo una nuova povertà alla quale era abituata solo grazie a immagini che arrivavano da lontano, da altri Paesi. Stiamo facendo tutti esperienza di evoluzione. In un contesto dove il vecchio schema della prevaricazione del più forte e del più ricco si fronteggia con la compassione e l’amore che ci stanno intimamente legando con questa esperienza della pandemia. Siamo tutti pari di fronte a questa nuova situazione. Ma a volte o spesso non ce ne rendiamo conto e il primo schema prevarica sul secondo, atomizzandoci in esseri umani pieni di solitudine.

«Se una persona vi fa una proposta e vi dice di ignorare la storia, di non fare tesoro dell’esperienza degli anziani, di disprezzare tutto ciò che è passato e guardare solo al futuro che lui vi offre, non è forse questo un modo facile di attirarvi con la sua proposta per farvi fare solo quello che lui vi dice? Quella persona ha bisogno che siate vuoti, sradicati, diffidenti di tutto, perché possiate fidarvi solo delle sue promesse e sottomettervi ai suoi piani. È così che funzionano le ideologie di diversi colori, che distruggono (o de-costruiscono) tutto ciò che è diverso e in questo modo possono dominare senza opposizioni. A tale scopo hanno bisogno di giovani che disprezzino la storia, che rifiutino la ricchezza spirituale e umana che è stata tramandata attraverso le generazioni, che ignorino tutto ciò che li ha preceduti»

Sono le nuove forme di colonizzazione culturale. Non dimentichiamo che «i popoli che alienano la propria tradizione e, per mania imitativa, violenza impositiva, imperdonabile negligenza o apatia, tollerano che si strappi loro l’anima, perdono, insieme con la fisionomia spirituale, anche la consistenza morale e, alla fine, l’indipendenza ideologica, economica e politica». Un modo efficace di dissolvere la coscienza storica, il pensiero critico, l’impegno per la giustizia e i percorsi di integrazione è quello di svuotare di senso o alterare le grandi parole. Che cosa significano oggi alcune espressioni come democrazia, libertà, giustizia, unità? Sono state manipolate e deformate per utilizzarle come strumenti di dominio, come titoli vuoti di contenuto che possono servire per giustificare qualsiasi azione.

(Enciclica “Fratelli tutti” Del Santo Padre Francesco)

Domande di apertura:

  1. Ama il prossimo tuo come te stesso.
    In questo scontro di interessi che ci pone tutti contro tutti, dove vincere viene ad essere sinonimo di distruggere, com’è possibile alzare la testa per riconoscere il vicino o mettersi accanto a chi è caduto lungo la strada? (Enciclica “Fratelli tutti” del Santo Padre Francesco). Come salvare l’umanità dalle fake news per riprendersi il senso sociale? Come possiamo divenire luce per gli altri?
  2. In un momento di crisi come quello che stiamo attraversando, quali sono i pilastri sui quali far rinascere una nuova economia?
  3. Camminiamo nelle disuguaglianze, ma per quanto abbiamo fatto o stiamo facendo, alla fine non siamo certi che il nostro operato abbia contribuito a cambiare positivamente il contesto, ma ci rendiamo conto che siamo personalmente evoluti… ma come si fa a progredire tutti insieme?

Per concludere l’incontro saremo invitati a recitare la Preghiera al Creatore

Signore e Padre dell’umanità,
che hai creato tutti gli esseri umani con la stessa dignità,
infondi nei nostri cuori uno spirito fraterno.
Ispiraci il sogno di un nuovo incontro, di dialogo, di giustizia e di pace. Stimolaci a creare società più sane e un mondo più degno,
senza fame, senza povertà, senza violenza, senza guerre.
Il nostro cuore si apra
a tutti i popoli e le nazioni della terra,
per riconoscere il bene e la bellezza
che hai seminato in ciascuno di essi,
per stringere legami di unità, di progetti comuni,
di speranze condivise. Amen.

Letture della terza domenica di Avvento

 

Gioisco pienamente nel Signore (Is 61,1-2.10-11)

Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri,
a fasciare le piaghe dei cuori spezzati,
a proclamare la libertà degli schiavi,

la scarcerazione dei prigionieri,
a promulgare l’anno di grazia del Signore.
Io gioisco pienamente nel Signore,
la mia anima esulta nel mio Dio,
perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza,
 mi ha avvolto con il mantello della giustizia,
come uno sposo si mette il diadema
e come una sposa si adorna di gioielli.
Poiché, come la terra produce i suoi germogli
e come un giardino fa germogliare i suoi semi,
 così il Signore Dio farà germogliare la giustizia
 e la lode davanti a tutte le genti.

 

Spirito, anima e corpo si conservino irreprensibili per la venuta del Signore (1Ts 5,16-24)

Fratelli, siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi.
Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie. Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male.

Il Dio della pace vi santifichi interamente, e tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è colui che vi chiama: egli farà tutto questo!

 

In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete (Gv 1,6-8.19-28)

Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.