Nessun profumo vale l'odore di quel fuoco

SAN GIORGIO E IL DRAGO


L’icona del San Giorgio di Novgorod

Di Laura Viscardi Gentili
La tradizione, sempre vagliata dalla critica, parla di un soldato di nome Giorgio, forse originario della Cappadocia, martirizzato, sotto Diocleziano intorno al 303 d. C. Il suo culto, molto diffuso è antichissimo, risale almeno al IV secolo (vedi legenda aurea di Jacopo da Varazze XII sec). Ritroviamo la figura di San Giorgio nel Medioevo interpretato come uccisore di draghi (simbolo del paganesimo) che minacciano la vita di una fanciulla (l’anima). Viene considerato protettore dei cavalieri, dei Crociati, degli scout, protettore contro la peste e le malattie veneree. Sempre nel IV secolo, in una grande tavola, lo si trova a Bisanzio, con le sembianze dell’imperatore Costantino mentre schiaccia il drago sotto i suoi piedi.
Un archetipo della lotta contro il male
Non può sfuggire l’aspetto antropologico. L’immagine del cavaliere che uccide il drago è un simbolo che appartiene all’immaginario umano. E’ un archetipo primordiale. Rappresenta la lotta contro il male, la luce che vince le tenebre, il sole che torna dopo la notte, la vita che vince la morte attraverso le generazioni. Il prototipo più antico, fino ad ora, di San Giorgio e il drago si trova al Louvre (IV sec a.C.). Si tratta di una piccola tavoletta a rilievo che rappresenta il dio egiziano Horus (or= luce). E’ tra le divinità più antiche della preistoria nella forma di dio “falco-solare” che, seduto su un cavallo, colpisce con una lancia un coccodrillo. Anche nei Musei Vaticani troviamo una stele di Horus sui coccodrilli (IV –II sec a.C.) e persino a Crotone, in un ritrovamento più recente.
Velikj Novgorod
Stupisce l’itinerario storico, geografico, antropologico e spirituale, intrapreso dall’icona di San Giorgio, da Bisanzio a Novgorod, attraverso i secoli. Com’è finita l’icona di San Giorgio a Veliky Novgorod, nel nord della Russia? Dobbiamo risalire alla formazione del primo stato, di quella che oggi chiamiamo Russia, allora definito la Rus’(uomo del mare?), di cui fu a lungo capitale Kiev. Ne fà menzione la Cronaca degli anni passati o di Nestore (XII sec). Sorto intorno al IX secolo, fondato da popolazioni vichinghe e delle steppe, lo stato della Rus’ si estende dal mar Baltico al mar Nero, con due città importanti, Novgorod e Kiev. Novgorod, venne fondata intorno all’860, da Oleg di Kiev. Nel 945 Olga vedova di Igor, figlio di Oleg, diviene regina e si converte al cristianesimo in forma privata. Le succede il figlio Svjatoslav tra conflitti e colpi di stato. Nel 980 prenderà il potere il fratello,Vladimir I, detto il saggio, il grande. È la svolta. A cui segue una sorta di rinascimento. Incoronato principe, sulle orme della nonna Olga, si converte al cristianesimo, per convinzione, per opportunismo, per intuizione dell’importanza della religione come collante per unificare la Rus’ e darle come fondamento un’identità spirituale. La tradizione vuole che Vladimir inviasse i suoi emissari per trovare una fede che facesse, con la bellezza delle sue liturgie, scendere il cielo sulla terra. E fu Bisanzio. L’ortodossia. Furono invitati iconografi bizantini a Novgorod, a Kiev per trasmettere l’arte delle icone. Velikj Novgorod è stata dichiarata dall’UNESCO patrimonio dell’umanità. Nel 1356 a Velikj Novgorod viene costruita la magnifica Chiesa e annesso Monastero di San Giorgio, in cui si trova la più antica icona russa di San Giorgio (inizi XIII sec). Se inizialmente furono importati i modi della tecnica e lo spirito bizantino, nel tempo nacquero vari stili iconografici fortemente espressivi dello spirito della Rus’, colori primari, essenzialità, forte spiritualità. Nasce la ricca tradizione iconografica russa, in cui troviamo l’icona del San Giorgio e il drago di Velikj Novgorod (fine XIV sec, ora a San Pietroburgo). Nel 1054 la rottura tra Chiesa d’Oriente e Chiesa d’Occidente decretò l’estraniazione della cultura russa dall’occidente. Nel 1240 a causa di un lento declino e delle invasioni mongole si verificò la fine dello stato di Kiev.
L’interpretazione spirituale
L’immagine archetipa del guerriero che affronta il male viene assunta dal pensiero cristiano, con un significativo cambiamento di significato. Cristo diventa uomo attraverso l’umanità di Maria. Il cavallo che sostiene San Giorgio simbolicamente rappresenta il Signore stesso che si addossa il dramma umano e lo sostiene nella lotta contro il male. Il male non è considerato, come nel manicheismo, un principio accanto al principio del bene. Non c’è alcun dualismo come nelle religioni antiche. Il male non è che una creatura (è la nascita del pensiero demitizzato), è un serpente (altro simbolo archetipo) che sta alla porta del cuore. E’ l’avversario di Dio (vedi Matteo 13) che semina zizzania nel buon campo di grano del cuore umano. Egli inganna l’uomo, suggerendogli di farsi dio al posto di Dio. L’idolatria dell’IO spinge l’uomo a farsi da immagine di Dio Archetipo. Ecco l’icona del San Giorgio! Rappresenta il combattimento spirituale che tutti noi dobbiamo sostenere ogni giorno con la nostra libertà, per scegliere il bene. Il cavallo è figura di Cristo, mentre il cavaliere siamo noi, attaccati dal serpente che fuoriesce da una cavità oscura che rappresenta appunto il nostro cuore. Il cavaliere tiene in mano una lancia con cui colpisce il capo del serpente, schiacciato definitivamente dallo zoccolo del cavallo. La sinergia tra la grazia di Cristo e la nostra libertà nel combattimento contro il serpente ci porta alla salvezza. Si comprende come nel monachesimo l’icona del San Giorgio acquistò tanta importanza. E si comprende perchè nello scautismo l’icona di san Giorgio possa ben rappresentare l’intento originario di Baden Power, che pensava allo scoutismo come scuola di virtù umane e sociali. Di certo è un’icona fondamentale per un giovane che intraprende la sua vita indicandogliene il senso e il fine.