Nessun profumo vale l'odore di quel fuoco

Manderò mio figlio, l’amato, forse avranno rispetto

CIMG_3051arissimi, come non scrivere di quanto accaduto? nonostante le tante precauzioni non c’è difesa contro chi crede che rinunciando a vivere per una causa può salvare il mondo!!!!!!, saranno sicuramente tempi bui!!! Si può dire qualsiasi cosa, ma la difesa è difficile, perchè di fronte alla fede e alla convinzione di diventare MARTIRI, le difese diventano deboli ….. diventa un problema non più politico ma culturale, la cultura della morte deve essere smantellata. Per fare questo è necessario far scoprire alle nuove generazioni la bellezza delle nostre luminose radici.  


Lc  20,9-19

9Poi prese a dire al popolo questa parabola: «Un uomo piantò una vigna, la diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano per molto tempo. 10Al momento opportuno, mandò un servo dai contadini perché gli dessero la sua parte del raccolto della vigna. Ma i contadini lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. 11Mandò un altro servo, ma essi bastonarono anche questo, lo insultarono e lo mandarono via a mani vuote. 12Ne mandò ancora un terzo, ma anche questo lo ferirono e lo cacciarono via. 13Disse allora il padrone della vigna: «Che cosa devo fare? Manderò mio figlio, l’amato, forse avranno rispetto per lui!». 14Ma i contadini, appena lo videro, fecero tra loro questo ragionamento: «Costui è l’erede. Uccidiamolo e così l’eredità sarà nostra!». 15Lo cacciarono fuori della vigna e lo uccisero. Che cosa farà dunque a costoro il padrone della vigna? 16Verrà, farà morire quei contadini e darà la vigna ad altri».

Udito questo, dissero: «Non sia mai!». 17Allora egli fissò lo sguardo su di loro e disse: «Che cosa significa dunque questa parola della Scrittura:

La pietra che i costruttori hanno scartato

è diventata la pietra d’angolo?

18Chiunque cadrà su quella pietra si sfracellerà e colui sul quale essa cadrà verrà stritolato». 

19In quel momento gli scribi e i capi dei sacerdoti cercarono di mettergli le mani addosso, ma ebbero paura del popolo. Avevano capito infatti che quella parabola l’aveva detta per loro.

Siamo alla vigilia dei giorni di Passione e sapientemente il vangelo ci guida a comprendere meglio la durezza di ciò che sta avvenendo. Gesù narra una parabola al popolo per smascherare l’odio che abita nel cuore dei suoi capi, i quali tramano per toglierlo di mezzo. Con un linguaggio simbolico, avvalendosi di immagini tutt’altro che inusuali per gli ascoltatori, egli racconta la storia di salvezza di Israele, ma anche la storia di ciascuno di noi, di uomini e donne lenti a credere: una storia fatta di incredulità, di desiderio e di ribellione, ma anche la storia di un Dio-con-noi, del suo amore folle, eccedente, paziente e incondizionato.

Si parla di una vigna – il popolo di Israele –, di un padrone – Dio – che la cura con passione e la affitta a degli agricoltori – scribi e anziani –, responsabili di farla fruttificare. Il padrone emigra lasciando tutto nelle loro mani. La sua assenza non è disinteresse, ma perché l’uomo possa essere libero di esercitare la propria responsabilità. A suo tempo, nei momenti di crisi, il padrone invia i suoi servi – i profeti – per ricordare quali sono i veri frutti per il popolo: la giustizia, la misericordia, l’amore. Essi chiamano a conversione, ma la risposta dei capi è un crescendo di violenza: il primo servo è percosso, il secondo, oltre ad essere bastonato, è disprezzato e il terzo viene ferito e scacciato. Di fronte a tutto questo il Signore della vigna si interroga: è l’angoscia di Dio davanti al male del mondo, la sua impotenza di fronte alla libertà dell’uomo. Ma il Dio che si interroga non può desistere dall’essere buono e dall’avere fiducia nell’umano che ha creato a sua immagine e somiglianza. E così decide di mandare il Figlio perché il suo amore appassionato, che non si arresta di fronte al male e permane nonostante il nostro peccato, trova gioia nel dono del Figlio amato. Ma colui che per il Padre è l’Amato, per gli agricoltori è soltanto l’erede, è solo una minaccia. Si fa così strada la decisione di ucciderlo per impossessarsi dell’eredità. Cosa farà allora il Signore della vigna? Di certo non abbandonerà il popolo, ma affiderà la vigna ad altri. Questo scandalizza: non sia mai!

Come il popolo di Israele, anche noi siamo chiamati a riflettere: da che parte stiamo? È il momento di frantumare le false immagini di Dio e dell’uomo che portiamo dentro di noi e di iniziare a credere che Gesù, la pietra angolare scartata, è la vera narrazione del Padre incondizionatamente buono. Se anche noi ci scopriamo scandalizzati e, per paura, tentati di scappare di fronte a Cristo crocifisso che ci attende, lasciamoci evangelizzare e guarire dalle nostre cecità interiori. Gesù ci insegna a spalancare gli occhi e gli orecchi per cogliere proprio lì la fedeltà di Dio all’uomo infedele, il legame d’amore che unisce il Padre al mondo e agli uomini, e il vincolo di amore che lega lui stesso a Dio. Allora potremo ricominciare a credere che solo lui è veramente il Figlio di Dio e mantenerci liberamente alla sua sequela.

sorella Antonella